Intervista di Alessandra Bosetti a Gioachino Donini

 

INTERVISTA A MIO NONNO DONINI GIOACHINO 

MAESTRO DI SCI E GUIDA ALPINA, NATO A MOLVENO IL 24.09.1939

 

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D: Come e quando è nata la tua passione per lo sci ?

R: La mia passione nacque dopo la guerra, nel 1945, quando avevo sei anni.

Mio fratello Fortunato ed io eravamo due bambini, e avevamo solo una gran voglia di sciare.

Ma questa nostra passione era difficile da praticare perchè ci mancava tutta l’attrezzatura.

 

D: Quando hai ricevuto il tuo primo paio di sci?

R: Il primo paio di sci che ricevetti era in legno lungo e pesante, costruito dal falegname del paese.

 

D: Dove andavi in quel tempo a sciare?

R: L’unica località dove si poteva sciare era proprio nella parte alta di Molveno “Al Pradel”, però non c’erano gli impianti di risalita.

E quindi si doveva salire a piedi, con gli sci in spalla, oppure a scaletta; non c’erano nemmeno le piste battute dal gatto delle nevi, quindi si sciava fuori pista nella neve fresca.

 

D: Dove erano le stazioni sciistiche più importanti in quegli anni?

R: Gli impianti di risalita esistevano solo nelle località più grandi come Madonna di Campiglio, San Martino di Castrozza e Cortina d’ Ampezzo.

 

D: E a te non è mai venuto in mente di trasferirti in una di queste località?

R: Si! Infatti all’ età di 15 anni mi trasferii a Madonna di Campiglio per motivi di lavoro.

Iniziai proprio a lavorare battendo le piste con gli sci perchè, come ho già detto prima, non esistevano i gatti delle nevi.

Sulle piste mentre lavoravo ebbi la possibilità di osservare la tecnica sciistica dei maestri e così iniziai a imparare e a capire la tecnica e lo stile dello sci.

 

D: Se di giorno lavoravi quando sciavi?

R: Vicino a un albergo di Campiglio c’era un faro che illuminava un campetto e così andavo a sciare di sera dopo il lavoro e stavo in pista fino a tarda notte.

Questo mi diede la possibilità di capire che avrei voluto diventare maestro di sci.

 

D: Qual’era l’ iter per diventare maestro di sci ?

R: Innanzitutto, feci tirocinio presso una scuola di sci a Madonna di Campiglio, feci l’ esame per diventare allievo maestro a San Cassiano, però andò male e fui bocciato .

Nonostante questo però continuai a sciare perfezionando ancora la tecnica osservando sempre i maestri, perchè non potevo permettermi un maestro privato per motivi economici .

Rifeci l’ esame una seconda volta in Val’ d’ Aosta al Platò Rosà, e lì finalmente diventai allievo maestro.

Successivamente feci gli esami definitivi a Madonna di Campiglio per diventare maestro di sci.

 

D: Inizialmente, come fu fare il maestro di sci?

R: E’ stato difficile perchè ancora non avevo l’esperienza e purtroppo non avendo ricevuto una grande istruzione ero timoroso nel parlare con i clienti: infatti facevo fatica a parlare in Italiano, avendo sempre parlato in dialetto.

Poi subentrarono gli inglesi, specialmente durante le feste natalizie, e così dovetti cimentarmi anche con un po’ di inglese .

Dopo aver insegnato per due stagioni invernali a Madonna di Campiglio ritornai a Molveno perchè ad Andalo, a cinque chilometri di distanza, stavano nascendo gli impianti sciistici e così iniziai a lavorare lì.

Fui il primo maestro assieme a mio fratello ad aprire una scuola di sci in questa località nel 1970.

E qui rimasi per oltre cinquant’ anni.

Età della pensione.

 

D: E d’estate che lavoro facevi?

R: L’estate gestivo con la mia famiglia il rifugio ” Pedrotti”, nel Gruppo di Brenta; nel 1962 feci gli esami per diventare guida alpina .

Ma soprattutto ero molto occupato a fare il soccorritore.

In quegli anni non esistevano elicotteri verricelli ecc. e la gente che frequentava la montagna era molta .

Quindi, per salvare una persona dovetti alle volte, scalare ore e ore anche di notte e poi magari trovarla, morta caricarmela in spalla e fare ritorno.

Per questo venni tristemente chiamato ” Becchino del Brenta”.

E adesso, dopo tanto lavoro, mi diverto a fare il maestro alle mie nipoti.

 

 

 

© Alessandra Bosetti

© Gioachino Donini

 

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